"Morto giovane in rissa fra balordi", "la politica non c'entra". Cosi' titolavano i giornali nel settembre del 2006 il giorno dopo la morte di Renato, ucciso da due fascisti dopo che aveva assistito ad un concerto nel litorale di Ostia. A quasi un anno di distanza il processo potrebbe gia' dare verdetti. In pratica c'e' la possibilita' che al ragazzo che ha ucciso Renato potrebbe essergli riconosciuta la seminfermita' mentale, e grazie al rito abbreviato la pena si ridurrebbe decisamente. Una seconda morte per Renato, uno schiaffo alla famiglia e ai compagni dell'Acrobax, centro sociale di Roma che Renato frequentava.
Poi ci sono le continue agressioni fasciste. La notte scorsa, un gruppo di parecchie decine di persone bardato dalla testa ai piedi, probabilmente appartenente a Forza Nuova ma sicuramente di matrice fascista, ha aggredito gli spettatori di un concerto che si svolgeva a Villa Ada a Roma. Ci sono stati scontri e feriti fra le file del pubblico, di cui due, feriti con armi da taglio (dicasi "lame"), abbastanza gravi con prognosi che arrivano ai 20 giorni. Anche qui la polita non c'entra? A roma non si sta diffondendo una cultura dell'infame, dove per cultura dell'infame si intende quella del "lamare" il diverso? Mi chiedo se ci sia ancora da chiacchierare sulla necessita', possibilita' e non so su quale altra stronzata, di concedere qualsiasi cosa a queste merde, o di aprire un dialogo con questi microcefali. Mi sembra che l'unica risposta che vada verso il fare giustizia a Renato e a Dax possa essere solo una. … …
Per Renato, per Dax, e per tutti i compagni uccisi dai fascisti.
Liberta' per gli antifascisti torinesi.