Cagliari: operai Alcoa bloccano aereoporto, scontri con polizia

Risale la protesta degli operai di Portovesme, blocchi stradali
sulla statale e blocco dei voli del vicino aeroporto di Cagliari
durante le giornate di ieri e oggi tornano ad accendersi i riflettori
sulla vertenza per la salvaguardia del posto di lavoro nell’azienda
statunitense.

La vertenza Alcoa. La protesta degli operai dell’Alcoa
negli ultimi mesi era approdata a Roma, dove i vertici dell’azienda si
sono incontrati con il Governo per arrivare ad un accordo sulle
forniture di energia. Il nodo fondamentale era il costo elevato
dell’energia che secondo l’azienda statunitense non permetteva di
essere competitivi sul mercato. Ma come succede in Italia, e
soprattutto in Sardegna, l’azienda aveva sempre ricevuto incentivi
statali, questi però erano andati contro le leggi sulla concorrenza
vigenti in Europa ed erano incappati nelle sanzioni: da qui la
decisione della multinazionale di lasciare l’isola e con essa più di
2mila operai, tra azienda e indotto, che porterebbero alla morte
un’intera area che versa già in gravi condizioni economiche. L’azienda
negli incontri dei giorni scorsi aveva chiesto che, oltre alla
diminuzioni del costo dell’energia, venissero eliminate le multe
comminate dall’Unione Europea o quantomeno pagate dallo Stato Italiano.
Il 27 gennaio l’Alcoa ha annuncia lo stop degli stabilimenti per 6 mesi
con conseguente cassa integrazione. Da qui la comprensione da parte
degli operai di Portovesme di non avere più la possibilità di contare
sull’interessamento (solo di facciata) del Presidente della Regione e
del centrodestra isolano ma di poter credere solo ed esclusivamente
sulla propria forza. Già nei mesi scorsi, infatti, gli operai avevano,
con la forza della determinazione e della rottura, fatto tornare sui
propri passi l’azienda attraverso una dura lotta che aveva raggiunto il
suo apice nelle manifestazioni di Roma, con il tentativo di sfondamento
dei cordoni della polizia, e con l’occupazione dello stabilimento di
Portovesme.

Operai di Portovesme in lotta. Ora l’iniziativa torna
in mano operaia, contro le trattative che si sono arenate su una
direzione non ricomprendente i loro interessi, quindi contro la cassa
integrazione. Il 26 gennaio, all’arrivo della notizia della chiusura
della fabbrica, gli operai si sono immediatamente mobilitati ed
incatenati ai cancelli della vicina centrale Enel (indispensabile per
la produzione Alcoa) per non permettere l’uscita e l’ingresso delle
mezzi. Poi, nelle ore successive, un gruppo di 800 lavoratori hanno
bloccato il traffico della statale 131, l’importante arteria che
collega il nord e il sud della Sardegna, dando fuoco a delle barricate
fatte di copertoni, mentre, contemporaneamente altri lavoratori
bloccavano i voli all’interno dell’aeroporto di Elmas. E ancora oggi
non si placa la protesta degli operai Alcoa. Centinaia di macchine sono
partite all’alba portando operai e familiari all’aeroporto di Cagliari
per occupare le piste. Hanno così bloccato un volo Meridiana e uno
Ryanair per poi scontrarsi infine con i carabinieri in assetto
antisommossa dentro l’aerestazione occupato. L’aeroporto, tuttora
chiuso al pubblico, potrebbe rimanere fermo per i prossimi 2 giorni in
quanto sembrerebbe siano stati anche danneggiati dei metal-detector.

Agitazione anche a Fusina. Anche gli operai dello
stabilimento Alcoa di Fusina, in provincia di Venezia, si sono
mobilitati stamane, entrando in sciopero alle 6. Hanno bloccato i
cancelli dello stabilimento per impedire l’entrata e l’uscita dei
camion delle merci, in modo da fermare la produzione del laminatoio. Si
sono registrati momenti di tensione perchè sembra che l’azienda abbia
tentato di far chiudere i cancelli, impedendo il ricambio dei
lavoratori che si alternano nella protesta. Sulla strada davanti allo
stabilimento gli operai hanno dato alle fiamme alcune pile di
pneumatici.

vedi la cronistoria della mobilitazione Alcoa:

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