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Culunialismu BASTAT! Marcia sarda contro il colonialismo. 12 Gennaio ’08 Ottana, Macomer, Siniscola.
Posted in Questione sarda
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Daft Hands – Harder, Better, Faster, Stronger
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Mi di non urlarmi eh! Mulinu’s beach rulez.
Dall’eterna fonte di cazzate ecco una perla uscita dalla mia citta’. Godetevela.
Un piccolo estratto dal filmato: "… chi e’ egua? … chi e’ troia? … "
http://www.youtube.com/watch?v=ZkTKsuuXw_I
Posted in Cazzate
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Sulla morte del poeta Peppino Marotto.
Peppino Marotto, poeta (libero contributo dei Kenze Neke).
Quando muore un poeta, una porzione di sapere muore con lui.
E’ una regola che vale senza limiti geografici o temporali, è una norma che
và da sé.
In Sardegna questa regola ha però un valore doppio, vuoi per la mancanza di
eroi, se non occasionali, che popolano la nostra storia antica e recente, vuoi
per l’assoluta e secolare contrapposizione che ci ha visto disprezzare ciò che
proviene dal nostro seno materno.
Come spiegare quindi, se non come l’inspiegabile, l’uccisione con dei colpi
alle spalle di un poeta e di un poeta anziano, in un luogo che diventa un non
luogo?
Quel non luogo è un paese che potrebbe essere un qualunque nostro paese, di un
qualunque nostro poeta e di un qualunque suo abitante, per giunta anziano, che
dovrebbe essere tutelato, protetto come cosa rara, libro vivente di
transumanza-conoscenza da tramandare, come la nostra storia identitaria.
Un tempo sa balentia prevedeva delle regole ferree che non potevano essere
alterate, un codice d’onore che non significa retaggio di leggi non scritte di
un passato che non si è saputo adeguare ai tempi, ma bensì delle consuetudini
comportamentali che ci rendevano un popolo unico: il rispetto dei bambini, delle
donne, degli anziani, forse dei poeti.
Non abbiamo più regole, e l’omicidio di Peppino Marotto, poeta e comunista, è
qui davanti a noi a dimostrarlo, perse nel tempo di una modernità che impone il
cambiamento senza ricambio, elementi effimeri di un ingranaggio che ci usa come
pedine e ci vomita risucchiati di ogni sentimento, compassione, personalità.
Marotto era probabilmente quello che un poeta dovrebbe essere, schierato
apertamente ad essere voce di chi non ha voce; spezzare quella voce significa
mettere a tacere chi ancora sente il bisogno di opporsi, significa ancora una
volta che si sta compiendo il tentativo di metterci il bavaglio.
Non abbiamo più voce se non per tacere questo momento e cercare di comprendere
dove siamo finiti, continuando a resistere e sperando che non sia troppo tardi
per salvare il salvabile.
Kenze Neke
Unu poeta
Est grae su kelu
s’est cuatu pro
non deper videre
su lamentu de
un omine ki morit
l
enas sar voches
naran ki est mortu
su poeta ki cantait
sos poveros e
sos pastores poveros
s’artziat arta sa oke
nostra nd’est s’atitu
pro aere pertu
unu cumpanzu
e morjat peri su kelu
si no at su corazu
de nos gollire
unu poeta
un poeta
È pesante il cielo
si è nascosto per
non dover guardare
il lamento di
un uomo
che muore
piano le voci
dicono che è morto
il poeta che cantava
dei poveri
e dei pastori poveri
si alza la voce
nostra è una canzone
di morte
per avere perso
un compagno
e muoia pure il cielo
se non ha il coraggio
di proteggere
un poeta.
Kenze Neke
Posted in Questione sarda
Comments Off on Sulla morte del poeta Peppino Marotto.
I raid dei carabinieri anti-immigrati (dal corr.sera)
Sono in ritiro pre esame ma non troppo… cerchero’ di riprendermi al piu’ presto. A voi il resto.
Sul sito www.retebassa.org trovate un dossier che parla della vicenda in questione.
BERGAMO — La chiamavano la «caccia grossa» con la Panda nera. Carabinieri
e vigili urbani usavano un’auto con una targa rubata e, secondo
l’accusa, ogni venerdì sera davano vita a raid punitivi contro
extracomunitari. Prima il briefing in caserma a Calcio, nella
Bergamasca, poi via. Ma su quella Panda c’era una microspia. E ora le
conversazioni concitate, i pestaggi degli stranieri, le urla durante
perquisizioni «dure» a caccia di droga (che talvolta spariva con denaro
e cellulari dei fermati) sono finite in un dossier della Procura. Il
gruppo aveva scelto il venerdì probabilmente per poter apparire sui
giornali della domenica. Perché il giorno dopo, ai cronisti,
raccontavano di arresti e di «brillanti operazioni antidroga». Solo
dopo sono emersi i metodi usati. Una «banda »—così la definiscono gli
inquirenti — di 21 persone, (una dozzina i carabinieri) cinque delle
quali accusate di associazione per delinquere. Qualcuno è ancora ai
domiciliari, altri sono stati sospesi, altri ancora trasferiti. Eppure
sono stati rimpianti dagli abitanti di Calcio: poco dopo gli arresti
dello scorso luglio, sono comparse scritte del tipo: «Rivogliamo i
nostri carabinieri», «Deidda sindaco» e via così. Ora, a sei mesi dagli
arresti, arrivano le prime richieste di patteggiamento: un carabiniere
di Calcio, Danilo D’Alessandro (1 anno e 8 mesi) e un vigile di
Cortenuova, Andrea Merisio (3 anni). Molti hanno chiesto il rito
abbreviato, compreso il maresciallo Massimo Deidda, «Herr kommandant»,
come lo soprannominavano gli altri della banda. «Il capo indiscusso »
del gruppo, per i pm di Bergamo. Un tipo dai modi spicci, carismatico.
E’ l’ex comandante della stazione di Calcio, che in questi giorni, fino
alla fine del processo (prevista per il 14 febbraio) è stato
autorizzato a tornare ai domiciliari proprio nella stazione che
comandava.
Le violenze Per l’accusa era
tutto studiato, a partire dalla Panda recuperata prima di essere
demolita sui cui era stata piazzata una microspia. E dalle vittime:
preferibilmente extracomunitari clandestini che difficilmente avrebbero
trovato il coraggio di denunciare. Invece qualcuno lo ha fatto. Agivano
armati, scrive nella sua ordinanza il giudice delle indagini
preliminari Raffaella Mascarino, in «un clima di violenza, di
esaltazione collettiva e di autocompiacimento», in un paese di neppure
cinquemila anime, Calcio, (sindaco leghista), dove le parti si sono
invertite: i carabinieri sono diventati delinquenti e i marocchini i
loro accusatori. A una vittima viene rotto il naso. A un’altra il
timpano. A un’altra ancora i denti. La voce di Deidda, con marcato
accento sardo. «Tu sei troppo agitato, mo ti piazzo un cazzotto in
testa. Da chi hai comprato? Ti porto in caserma e ti sfondo a mazzate
». Parla di un altro controllo: «Uno di Martinengo… poi si è messo a
sputare i denti e l’ho mandato via… perché appena gli ho dato un
destro, caz…, ha cominciato a sanguinare, ha sputato i denti». Quando
un marocchino, per sfuggire a un inseguimento, si butta da un tetto
quelli commentano: «Perché anziché finire nelle nostre mani
preferiscono suicidarsi?».
Gli adepti La banda cercava
anche nuovi adepti. La filosofia era questa: «Più siamo più danni
facciamo », si spinge a dire Andrea Merisio, vigile di Cortemilia a un
aspirante «picchiatore». L’8 giugno esordisce nel raid uno studente di
29 anni. Merisio e Deidda sono compiaciuti del nuovo acquisto: « Ci ha
chiesto perché non lo abbiamo picchiato quello con la camicia bianca…
La mentalità c’è». L’obiettivo della «caccia grossa » era spesso quello
di aumentare le statistiche degli stupefacenti sequestrati. Per il
capitano Massimo Pani, (che non ha partecipato ai raid), allora
comandante della Compagnia di Treviglio, e nel frattempo promosso
maggiore, i numeri erano una fissa. Tanto che Monacelli avrebbe
mostrato a colleghi un sms di Pani, in cui lo invitava a sequestrare
«almeno 25 chili di droga, in modo da poter battere il record del suo
predecessore». Avrebbe fatto pressioni su due subordinati, minacciando
di farli trasferire perché non testimoniassero contro Monacelli,
sospettato di procurata evasione e cessione di droga. Ultimo guaio:
avrebbe restituito un chilo di hashish a uno spacciatore che minacciava
di raccontare certi metodi.
Il razzismo L’odio per gli
extracomunitari emerge nelle conversazioni del gruppo. Mauro Martini,
carabiniere di Calcio, al telefono con la fidanzata è esplicito: «’Sti
marocchini, li ammazzerei tutti, non muoiono mai». Deidda non è da
meno: «… Me ne sbatto i c. e ’sti marocchini di merda mi hanno
veramente rotto i c.».
Cristina Marrone
29 dicembre 2007
http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_29/marrone_3ce303d2-b5ee-11dc-ac5d-0003ba99c667.shtml
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[Cagliari D10] Terza giornata di mobilitazione contro il D10: la cena popolare.
Si e’ conclusa con una cena popolare al terrapieno di Cagliari la mobilitazione contro il vertice dei ministri della difesa del mediterraneo. 400 persone si sono date appuntamento tra un piatto di malloreddus, uno di pecora ed un bicchiere di vino in risposta alla cena di gala dei ministri della difesa, ospitati poco piu’ in la dal prefetto di Cagliari. Questo l’epilogo di una tre giorni che ha rivisto in piazza la Cagliari antagonista come non si vedeva da anni, prove generali delle mobilitazioni per il g8 del 2009 che si svolgera’ nell’isola di La Maddalena.
A breve il video del corteo
Galleria di immagini
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[Cagliari D10] Seconda giornata di mobilitazione contro il D10: il corteo. Galleria di immagini dal corteo NO D10.
Un corteo grande e partecipato quello che ha percorso le vie del centro di cagliari questa domenica pomeriggio. Il dato piu’ significativo pero’ e’ quello della determinazione nel rifiutare le imposizioni della questura. Nelle settimane prima, infatti, ha sfidato i divieti della questura che gli imponeva una piccola passegiata fra le vie dello shopping natalizio. La questura voleva che il corteo si fermasse all’altezza di piazza Garibaldi, ed ha ripetutamente provato a negare il percorso chiesto dall’assemblea sarda contro il D10, sigla nella quale rientravano numerose organizzazioni. Poi col passare dei giorni le adesioni sono aumentate notevolmente e grazie anche alla determinazione dei compagni, l’assemblea ha rifiutato le imposizioni che venivano dalla questura e ha strappato l’accesso alla piazza dove si affaccia il T-hotel, l’albergo che ospitava i dieci ministri. 4.000 persone hanno sfilato in una Cagliari militarizzata (come se non lo fosse gia’ abbastanza) e bloccata a meta’ per le esigenze dei dieci ministri. Se nei lati del corteo non si vedeva una grossa quantita di sbirri (vedi il metodo Firenze social forum), a parte gli agenti in borghese in quantita’ spropositata, nelle immediate vicinanze invece vedeva una ingente quantita’ di uomini delle forze del disordine, compresi mezzi militari. Nel corteo lo spezzone piu’ consistente era quello indipendentista, che ha organizzato pullman da tutta la Sardegna, a seguire i vari collettivi studenteschi, l’associazionismo di base e l’assemblea antifascista Kastedhu, mentre a a chiudere il corteo i circoli dei partiti della "Cosa rossa". Oggi, lunedi’ 10 Dicembre, si chiude il programma della 3 giorni con una cena popolare rivolta soprattutto alla componente immigrata della citta’. Ore 20 e 30 al terrapieno.
Galleria di immagini dal corteo NO D10:
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[Cagliari D10] Video prima giornata mobilitazione contro il D10
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[Cagliari D10] Resoconto prima giornata: foto e audio dal controvertice.
Oggi si e’ svolta nei locali del dopolavoro ferroviario la prima giornata della mobilitazione contro il vertice dei ministri del mediterraneo, denominato D10. La giornata era articolata in due tronconi, da una parte l’analisi sull’occupazione militare, dall’altra quella sulla condizione degli immigrati sardi o stranieri. L’intervento piu’ significativo, soprattutto per i temi affrontati dal vertice istituzionale, e’ stato quello di alcuni migranti che, finalmente usciti dall’ombra, hanno raccontato i problemi concreti legati alla vita da immigrato. Oltre agli svariati interventi (potete scaricare i file audio nella cartella), e’ stato proiettato il documentario "Mare Nostrum" sul cpt di Lecce e sulla gestione di quest’ultimo da parte della cura salentina. L’appuntamento e’ a domani pomeriggio per il corteo che partira alle 15:30 da piazza Yenne.
Galleria immagini.
Galleria interventi
8_dic_2007-intervento_mariella_cao_di_gettiamo_le_basi_su_occupazione_militare.WMA
8_dic_2007-Pierpaolo_Piludu_legge_un_brano_di_Marco_Martinelli.WMA
8_dic_2007-intervento_dei_migranti.WMA
8_dic_2007-intervento_di_Clara_De_Souza_mediatrice_culturale.WMA
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[Cagliari D10] Documento dell’assemblea sarda contro il D10 e cartello delle adesioni (8, 9 e 10 Dicembre)
SEUS TOTUS DISTERRAUS!!!
A FORAS SU D 10!
Il D10 è un vertice internazionale che riunisce i Ministri della Difesa di
Italia, Francia, Spagna, Marocco, Mauritania, Portogallo, Tunisia, Libia, Malta
ed Algeria, e che discute ufficialmente di pace, sicurezza,
cooperazione militare, peace keeping e immigrazione clandestina.
Il prossimo D10 si terrà a Cagliari, il 9 e 10 dicembre prossimi; i lavori
si svolgeranno presso il T-hotel, zona piazza Giovanni, e avranno termine con
una cena di gala il 10 sera al Palazzo Viceregio nel quartiere di Castello. Per
loccasione il quartiere che circonda lhotel diventerà una vera e propria
zona rossa.
RIFIUTIAMO IL D 10 PERCHÉ:
§ Un fenomeno sociale come quello dellimmigrazione non può essere
affrontato dai responsabili delle forze armate.
§ È facile essere considerati clandestini se non si è nati in un paese
occidentale e si ha la necessità, o la semplice voglia, di varcare i
confini del proprio stato.
§ Gli stati occidentali attraverso lattività criminale delle grandi
multinazionali del petrolio, dei diamanti, delle tecnologie,
dellabbigliamento, ecc
, prima conducono interi paesi al collasso e poi si
lamentano sfacciatamente di essere invasi dai nativi delle loro conquiste.
§ Limmigrazione viene sbandierata come un problema o come una
emergenza col solo fine di intaccare i diritti sindacali, di trovare
scusanti al ribasso dei salari e di giustificare una ancora più oppressiva
presenza di militari e polizia nei nostri quartieri, nelle nostre strade, nei
nostri paesi sempre meno popolati di civili ma sempre più ricchi di caserme di
carabinieri e polizia.
§ Lanciare una campagna di odio e di repressione militare contro i
fenomeni migratori proprio in Sardigna non può che essere considerata come una
provocazione. Quello sardo, infatti, è un popolo di emigrati; non solo in
passato ma anche oggi centinaia di migliaia di sardi abbandonano le proprie
case, lasciano la loro terra per cercare lavoro in Italia o nel mondo. I
lavoratori sardi sanno bene cosa significhi lavorare per due soldi, lontano da
casa, circondati da un clima di diffidenza e sanno come ci si possa sentire a
dover per questo motivo accettare ogni tipo di compromesso per sopravvivere.
§ I D 10 discuteranno di peace keeping, in una terra la cui
superficie terrestre, marittima ed aerea è quasi integralmente occupata da basi
militari e poligoni di tiro, in cui quasi ogni mese hanno luogo i giochi di
guerra delle potenze militari imperialiste. È un affronto che, proprio in una
terra dove la gente muore di leucemie e melanomi causati da tali
sperimentazioni, i diretti responsabili di questa situazione decidano di
riunirsi e festeggiare con tanto di cena di gala alla faccia dei sardi!
Rifiutiamo di considerare i migranti come nemici, rifiutiamo la loro
segregazione nei nuovo lager chiamati Centri di Permanenza Temporanea,
rifiutiamo il loro sfruttamento sul lavoro e la funzionale condizione di
clandestinità alla quale sono condannati. Rifiutiamo di essere costretti ad
emigrare, rifiutiamo la privazione della nostra lingua e della nostra cultura,
rifiutiamo loccupazione militare della nostra terra, e rifiutiamo la tendenza
dei governi italiani ad adibire la Sardigna a cortile interno per gli ospiti
internazionali, oggi il D 10, domani il G 8.
vogliamo libertà di movimento,
diritti sociali e sindacali,
diritto allautodeterminazione,
diritto alla lingua ed alla cultura
per tutti i popoli oppressi!
ASSEMBLEA SARDA CONTRO IL D 10
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