I raid dei carabinieri anti-immigrati (dal corr.sera)

Sono in ritiro pre esame ma non troppo… cerchero’ di riprendermi al piu’ presto. A voi il resto.

Sul sito www.retebassa.org trovate un dossier che parla della vicenda in questione.

  

BERGAMO — La chiamavano la «caccia grossa» con la Panda nera. Carabinieri
e vigili urbani usavano un’auto con una targa rubata e, secondo
l’accusa, ogni venerdì sera davano vita a raid punitivi contro
extracomunitari. Prima il briefing in caserma a Calcio, nella
Bergamasca, poi via. Ma su quella Panda c’era una microspia. E ora le
conversazioni concitate, i pestaggi degli stranieri, le urla durante
perquisizioni «dure» a caccia di droga (che talvolta spariva con denaro
e cellulari dei fermati) sono finite in un dossier della Procura. Il
gruppo aveva scelto il venerdì probabilmente per poter apparire sui
giornali della domenica. Perché il giorno dopo, ai cronisti,
raccontavano di arresti e di «brillanti operazioni antidroga». Solo
dopo sono emersi i metodi usati. Una «banda »—così la definiscono gli
inquirenti — di 21 persone, (una dozzina i carabinieri) cinque delle
quali accusate di associazione per delinquere. Qualcuno è ancora ai
domiciliari, altri sono stati sospesi, altri ancora trasferiti. Eppure
sono stati rimpianti dagli abitanti di Calcio: poco dopo gli arresti
dello scorso luglio, sono comparse scritte del tipo: «Rivogliamo i
nostri carabinieri», «Deidda sindaco» e via così. Ora, a sei mesi dagli
arresti, arrivano le prime richieste di patteggiamento: un carabiniere
di Calcio, Danilo D’Alessandro (1 anno e 8 mesi) e un vigile di
Cortenuova, Andrea Merisio (3 anni). Molti hanno chiesto il rito
abbreviato, compreso il maresciallo Massimo Deidda, «Herr kommandant»,
come lo soprannominavano gli altri della banda. «Il capo indiscusso »
del gruppo, per i pm di Bergamo. Un tipo dai modi spicci, carismatico.
E’ l’ex comandante della stazione di Calcio, che in questi giorni, fino
alla fine del processo (prevista per il 14 febbraio) è stato
autorizzato a tornare ai domiciliari proprio nella stazione che
comandava.

Le violenze Per l’accusa era
tutto studiato, a partire dalla Panda recuperata prima di essere
demolita sui cui era stata piazzata una microspia. E dalle vittime:
preferibilmente extracomunitari clandestini che difficilmente avrebbero
trovato il coraggio di denunciare. Invece qualcuno lo ha fatto. Agivano
armati, scrive nella sua ordinanza il giudice delle indagini
preliminari Raffaella Mascarino, in «un clima di violenza, di
esaltazione collettiva e di autocompiacimento», in un paese di neppure
cinquemila anime, Calcio, (sindaco leghista), dove le parti si sono
invertite: i carabinieri sono diventati delinquenti e i marocchini i
loro accusatori. A una vittima viene rotto il naso. A un’altra il
timpano. A un’altra ancora i denti. La voce di Deidda, con marcato
accento sardo. «Tu sei troppo agitato, mo ti piazzo un cazzotto in
testa. Da chi hai comprato? Ti porto in caserma e ti sfondo a mazzate
». Parla di un altro controllo: «Uno di Martinengo… poi si è messo a
sputare i denti e l’ho mandato via… perché appena gli ho dato un
destro, caz…, ha cominciato a sanguinare, ha sputato i denti». Quando
un marocchino, per sfuggire a un inseguimento, si butta da un tetto
quelli commentano: «Perché anziché finire nelle nostre mani
preferiscono suicidarsi?».

Gli adepti La banda cercava
anche nuovi adepti. La filosofia era questa: «Più siamo più danni
facciamo », si spinge a dire Andrea Merisio, vigile di Cortemilia a un
aspirante «picchiatore». L’8 giugno esordisce nel raid uno studente di
29 anni. Merisio e Deidda sono compiaciuti del nuovo acquisto: « Ci ha
chiesto perché non lo abbiamo picchiato quello con la camicia bianca…
La mentalità c’è». L’obiettivo della «caccia grossa » era spesso quello
di aumentare le statistiche degli stupefacenti sequestrati. Per il
capitano Massimo Pani, (che non ha partecipato ai raid), allora
comandante della Compagnia di Treviglio, e nel frattempo promosso
maggiore, i numeri erano una fissa. Tanto che Monacelli avrebbe
mostrato a colleghi un sms di Pani, in cui lo invitava a sequestrare
«almeno 25 chili di droga, in modo da poter battere il record del suo
predecessore». Avrebbe fatto pressioni su due subordinati, minacciando
di farli trasferire perché non testimoniassero contro Monacelli,
sospettato di procurata evasione e cessione di droga. Ultimo guaio:
avrebbe restituito un chilo di hashish a uno spacciatore che minacciava
di raccontare certi metodi.

Il razzismo L’odio per gli
extracomunitari emerge nelle conversazioni del gruppo. Mauro Martini,
carabiniere di Calcio, al telefono con la fidanzata è esplicito: «’Sti
marocchini, li ammazzerei tutti, non muoiono mai». Deidda non è da
meno: «… Me ne sbatto i c. e ’sti marocchini di merda mi hanno
veramente rotto i c.».

Cristina Marrone
29 dicembre 2007

 

http://www.corriere.it/cronache/07_dicembre_29/marrone_3ce303d2-b5ee-11dc-ac5d-0003ba99c667.shtml 

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2 Responses to I raid dei carabinieri anti-immigrati (dal corr.sera)

  1. giul says:

    la cosa più odiosa è che della linearità della diffusione della notizia mi fido quanto dei carabinieri.
    (e non è soltanto perché da giorni mi rigiro fra le dita questo: http://it.youtube.com/watch?v=BGg6XsWsOJU)

    buono studio e anno nuovo

  2. ceru says:

    ciao, sul sito http://www.retebassa.org c’è un dossier inerente i fatti della panda nera

    bai

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