Siamo
qui oggi perché riteniamo inaccettabile la presenza e la celebrazione
della fondazione dello stato d’Israele alla Fiera del Libro di Torino.
Siamo disgustati da quanto organizzato e siamo allibiti nel vedere il
mondo della cultura "patinata" schierarsi al fianco di chi con metodo,
lavora per annientare la Palestina e i palestinesi. Schierarsi, perchè
questo fanno gli organizzatori della fiera celebrando Israele, e lo
fanno partecipando e incrementando un’operazione di marketing politico
bella e buona, visto che lo stesso fa il salone del libro di Parigi. In
Europa si celebra Israele e in Palestina Israele è quello stato che
attraverso i suoi eserciti uccide uomini, donne e bambini palestinesi
ogni giorno; con la guerra, con le bombe, con la fame. Costruisce muri
ed amplia i suoi confini a discapito di un popolo che da decenni vive
in prigioni a cielo aperto, in città martoriate, in campi profughi
sempre più vasti. Questo fate, vi schierate apertamente, perchè questo
vuol dire ergere Israele a paese ospite d’onore della Fiera. Certo
direte che la cultura promuove il dialogo, che è sopra le parti, che
avete invitato scrittori che criticano le politiche del governo, che
c’è posto anche per qualche scrittore palestinese. Certo, son le solite
parole di circostanza ma la realtà è un’altra ed è una, sola ed è
inequivocabile: celebrare Israele con un conflitto in atto significa in
quel conflitto prendere parte, prenderne parte addirittura.
Non ci
sembra che ci siano stati altri inviti a popoli e stati che celebravano
la propria indipendenza, non ci sembra che abbiate invitato i monaci
birmani che tanto hanno stretto al cuore il mondo della cultura.
Voi
signori partecipate alla propaganda che è cosa ben diversa dalla
cultura. Tra oppressore e oppresso c’è una bella differenza e voi così
vi schierate al fianco del più forte.
Siamo qui perché a
differenza di alcuni, noi siamo schierati, siamo di parte, sappiamo e
scegliamo da che parte stare: stiamo con la Palestina e sosteniamo la
lotta del popolo palestinese. Senza mezzi termini, senza ma, senza
precisazioni. Stiamo con le vittime della guerra che insanguina il
medioriente, non con i responsabili. Non stiamo con chi costruisce muri
o assedia territori interi; non reputiamo onorevole invitare chi
bombarda abitazioni, macchine ed erge chek-point ovunque.