[NoGelmini] Dichiarazione di Cossiga (o meglio… Kossiga): infiltrare tra gli studenti agenti provocatori pronti a tutto.

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La celebre foto di Tano D’Amico che immortala un poliziotto
infiltrato con la pistola in mano durante il corteo per il terzo
anniversario della vittoria del referendum sul divorzio, in cui fu
colpita a morte Giorgiana Masi. Era il 12 maggio 1977
 
L’intervista:

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende,
se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no,
ha fatto benissimo. Ma poiché è l’Italia è uno Stato debole, e
all’opposizione non c’è il granitito Pci ma l’evanescente Pd, temo che
alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».

Ossia?

«In
primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a
cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o
gravemente ferito…».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli
fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università,
infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e
lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i
negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo
di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle
ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che…

«Nel
senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti
senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi
i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a
sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?

«Soprattutto
i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si
rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono
insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un
atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».

Quale incendio?

«Non
esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le
strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le
Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che
gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento
studentesco e la sinistra sindacale».

E’ dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di
prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo
di Chicago ad applaudire Obama…».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente…

«Politicamente,
sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all’inizio della
contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo,
ma quando, com’era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono
radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da
Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… Ma
oggi c’è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per
questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

[Fonte: Intervista di Andrea Cangini per «Quotidiano nazionale»]

 
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