L’onda cagliaritana no va in vacanza.

Nella notte tra il 30 Dicembre e l’ultimo dell’anno la protesta rinasce
nei muri e nei marciapiedi della citta’. Gli studenti dell’onda
cagliaritana, che hanno tenuto occupate durante il periodo natalizio
tre sedi universitarie, dopo lo sciopero generale del 12 dicembre
ritornano a farsi sentire con installazioni che invadono la citta’
nelle sue piazze centrali. La notte scorsa, infatti, gli occupanti
hanno letteralmente invaso la citta’ di striscioni, dalla centrale
piazza Yenne, vicino al palco dove si terra’ il concerto organizzato
dal comune, alla basilica di Bonaria e ancora nella centrale piazza
Costituzione. In altre importanti piazze del capoluogo sardo, sono
comparsi cessi e bidet cementati sull’asfalto, sopra di essi
capeggiavano cartelli con su scritto rispettivamente: “Con la 133 la
cultura finisce nel cesso” e ancora “Con la 133 ci puliamo il culo”. A
completare il quadro: stancil, scritte sui muri e striscioni di carta
attacchi nati sul altrettanti muri.

L’onda cagliaritana aveva cominciato la mobilitazione contro la 133 il
23 Ottobre con l’occupazione di Scienze Politiche, seguita a ruota da
Psicologia, Giurisprudenza, il Polo Scientifico, Ingegneria e infine il
Magistero. Assemblee oceaniche, che a Cagliari non si vedevano dagli
anni ’70, si sono alternate a momenti di piazza che hanno visto la
partecipazione di diverse decine di migliaia di persone: l’onda ha
avuto il suo momento di maggiore partecipazione il 30 ottobre con un
corteo di 35.000 persone, considerato il piu’ creativo tra tutti quelli
della giornata; lo spezzone universitario vedeva in testa una bara,
raffigurante la morte della scuola pubblica, tenuta da quattro ragazzi
seguiti da una schiera di donne vestite a lutto. Il 7 Novembre, l’onda
si replicava con un corteo di almeno 7 mila persone: colonna sonora
“The Wall” dei Pink Floyd; gli occupanti, per l’occasione vestiti in
divisa scolastica con maschera bianca inespressiva, marciavano
intonando, come una litania “We don’t need no education”. Il 14
novembre in contemporanea con il corteo universitario nazionale
svoltosi a Roma, a cui ha partecipato una delegazione di una
cinquantina di studenti cagliaritani, 10 mila persone manifestavano a
Cagliari. E ancora cortei improvvisati e non autorizzati, blocchi
stradali e fiaccolate. La forza del movimento cagliaritano e’ stato
senza ombra di dubbio l’unita’ e la capacita’, nonostante alcune
divergenze, di progettare la mobilitazione; tutto questo ha dato
continuita’ al movimento anche e non solo nei numeri. L’onda ha avuto
la capacita’ di uscire dal campo strettamente universitario, unendosi
alle proteste per la difesa del colle di Tuvixeddu contro la
speculazione edilizia; alla lotta dei profughi ivoriani e togolesi,
resistendo alle violente cariche della polizia durante la tentata
occupazione della prefettura; ultimo in ordine di tempo il presidio di
400 persone del 30 Dicembre in solidarieta’ col popolo palestinese.

Gelmini: est arribara s’accabbadora.
Gelmini: e’ arrivata la fine.

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