Se qualcuno dubitava del G8 a La Maddalena ecco arrivata l’ultima puntata della telenovela. Berlusconi firma il decreto e mette le costoline (io ho sempre preferito la polpa, anche se si parla di porceddu) sul piatto di Soru. Niente Napoli, niente Milano. Niente giornata per rilanciare l’immagine di Napoli, niente regalo per l’expo milanese. Solo La Maddalena avra’ la "fortuna" di ricevere una cascata di soldi. 740 milioni di euro che arrivano per ospitare la piu’ grande pagliacciata messa in campo negli ultimi decenni. Alzi la mano chi ha mai sentito la parola "successo" alla fine degli ultimi dieci incontri del G8. Non che questo servirebbe a renderlo un evento meno odioso. Solo il fatto che si tratti degli otto paesi piu’ migliori che decidono sulla testa degli altri, servirebbe per dare una motivazione per cui ogni hanno decine di migliaia di persone di diverse nazionalita’ si incontrano per contrastarlo. Pero’, evidentemente, per i politici di casa nostra, 740 milioni sono sufficienti per tapparsi occhinasobocca e accettare che questa nostra terra venga invasa da otto criminali.
Per noi non e’ cosi’. A noi non basterebbe l’oro di tutto il mondo per chinarci al nostro padrone. Ci affamano, cospargono la nostra terra di basi militari, decidono quale sviluppo dobbiamo avere e di che morte dobbiamo morire e poi, per farci stare zitti, ci buttano le briciole. Qualcuno in sardegna potra’ anche pensare che questa sia la migliore occasione capitata a La Maddalena (lo era anche la base americana), noi no. Non sopporteremo mai l’idea di venire pagati dal nostro stupratore quotidiano. Piuttosto ci ribelleremo.
Sono pronti i 740 milioni di euro, il decreto Berlusconi li ha finalmente messi sul piatto di Renatino Soru. Le grandi opere in vista del G8 potranno finalmente farsi, aereoporto, superstrada e varie colate di cemento eventuali. Loro sono finalemente pronti. Noi lo siamo gia’ da decenni.
Con Carlo nel cuore.
http://contraasug8.altervista.org
Posted inGeneral|Comments Off on [G8 La Maddalena] Confermato il G8 di La Maddalena. Yuppie! Finalmente arrivano le briciole.
Ecco qui un’altra produzione uscita dalle "sapienti" mani dell’amico immaginario. Potete utilizzare il banner per metterla sui vosti siti e linkarla al sito degli emigrati sardi contro il g8. Egolaaaaaaa…
Posted inGeneral|Comments Off on No al g8 in Sardegna (Banner di contra a su g8)
In vacanza non si va mai, o meglio in vacanza si e’ sempre. E per dimostrarvi questo saremo in giro per concerti, festival, sagre e notti bianche per tutto agosto. Nei banchetti di CONTRA A SU G8 potrete trovare le magliette, il manifesto del circolo e gli adesivi… ma soprattutto potrete farvi una bella chiacchierata tra un bicchiere di vino ed una buona mangiata.
Da oggi, 4 agosto 2008, in Italia verranno affiancati alle forze dell’ordine i militari. I salari rimangono statici, l’inflazione aumenta, le tasse non diminuiranno ed anzi, per evitare che salgano, verra’ distrutto lo stato sociale. In questo scenario in Italia ci si puo’ attendere solo un aumento del conflitto per gli anni a venire. Poi arrivera’ il G8, ma non solo. Il meteo prevede, inoltre, burrasche nelle zone della Val di Susa, di Vicenza e di Napoli.
I militari daranno la sicurezza che si aspettano i governanti? Li diffenderanno dalla rabbia degli ultimi?
No creu no.
http://www.youtube.com/watch?v=61f9Vty-ckY
Posted inPolitica|Comments Off on Militari nelle strade delle citta’ italiane.
Cari compagni, amici e sopratutto cari
antifascisti.
Navigando su internet sono arrivato a
conoscenza della nuova edizione di "sei diventata nera".
Queste giornate sono organizzate da Sardegna Skinhead, gruppo vicino
a fiamma tricolore e ai centri sociali di destra che si definiscono
Casa Pound Italia, e, ovviamente, in collaborazione proprio con il
partito della fiamma, ma anche appoggiato da Simone Spiga, noto
esponente della destra giovanile cagliaritana. In queste giornate
"nere" si puo’ sentire della "ottima" musica
R.A.C., ovverosia Rock Against Communism. L’anno scorso ci fu una
grossa polemica e una levata di scudi da parte della cittadinanza
che, il portavoce, un certo Andrea Palmas della fiamma tricolore poi
candidatosi con alleanza nazionale ad Assemini, cerco’ subito di
stemperare con la rassicurazione che il concerto era solo una
occasione di festa fra camerati. Grazie della rassicurazione. Alla
fine oltre ad un corteo per le strade di Cagliari, organizzato dagli
antifascisti, vi fu un presidio a Capoterra completamente
militarizzato dove ogni tanto passavano fascistelli, forti della
scorta di polizia e carabinieri, che scalpitavano per salutare
"romanamente" gli antifascisti.
Quest’anno il raduno non e’ solo rock,
ma e’ anche pseudo-intellettuale. Vi sara’ infatti un dibattito del
titolo "Maledetto ’68" a cui partecipera’ come personaggio
di spicco Mario Merlino. Mario Merlino e’ uno dei personaggi piu’
importanti del libro Strage di Stato. Questo libro e’ una
contro-inchiesta incentrata soprattutto sulla strage di Piazza
Fontana che in un primo momento venne affibbiata agli anarchici
facenti parte del circolo "22 Marzo", fra questi il noto
Valpreda. In "Strage di Stato" viene spulciato il percorso
politico di Mario Merlino prima del fatidico 12 Dicembre del ’69. Il
costui si era infiltrato proprio nel circolo anarchico "22
Marzo", e prima della strage di Piazza Fontana aveva militato in
numerosi gruppi neofascisti, e mentre partecipava alle riunioni del
circolo continua a coltivare le "amicizie" in quegli gli
ambienti, e, non pago, partecipava alle tristemente note spedizioni
delle squadracce romane. Gia’ prima della strage si era reso
artefice di numerose provocazioni in cortei del movimento studentesco
e del movimento operaio, ed era stato scacciato da tutta la sinistra
romana prima di approdare al circolo "Bakunin". Questo
personaggio e’ uno degli artefici, insieme a Stefano Delle Chiaie,
della strategia della tensione programmata dallo stato e attuata,
sotto copertura, da questi individui.
Insomma, un personaggio con mille
facce: picchiatore; infiltrato per conto dello stato, da una parte,
e, dall’altra, dei fascisti; bombarolo.
La strage di Piazza Fontana non ha mai
avuto un colpevole, almeno dal punto di vista della giustizia
italiana; il motivo per cui questi colpevoli non sono mai saltati
fuori e’ perche’ e’ improbabile che lo Stato, come e’ successo per il
G8 di Genova, si auto-processi; noi conosciamo la verita’, anche se
giornali, tv e politicanti ce ne raccontano un’altra, e non dobbiamo
aspettare le sentenze dei tribunali.
Come disse un famoso storico, Marc
Bloch, la storia non insegna un bel niente, ne tanto meno si
riproduce nella stessa maniera, ma, aggiungo io, bisogna comunque
avere memoria e tramandarla per non lasciare che rigurgiti della
storia riprendano vita in maniera e forme diverse.
Questo e’ il motivo dell’importanza
dell’antifascismo militante, nei quartieri, nelle universita’, negli
stadi e nella societa’ tutta. Se Stato, Tribunali e carta stampata
dimenticano e’ perche’ sanno benissimo chi sono i responsabili. I
mandanti sono loro, gli esecutori i fascisti. L’antifascista ha il
dovere di ricordare questo sempre, per far si che i nostri nonni non
siano morti invano, e che i morti delle stragi fasciste non siano mai
piu’ dimenticate.
L’altro giorno stavo ripensando al film di Ken Loach "il vento che accarezza l’erba". A parte il fatto che e’ un film che mi e’ piaciuto a dir poco molto (?), e questo perche’ anche se non sembra sono un inguaribile romantico, la cosa che volevo condividere con voi pochi lettori di questo blog tra l’autoreferenziale e il semiautoreferenziale, era una parte del film che mi stava facendo saltare dalla sedia cummenti un’ultras. Se non sbaglio sono in due o tre, e devono entrare in una armeria per recuperare le armi, eh si… quelle cose li, e uno dei tipi si fa billare dalle guardie. Risolve la situazione in maniera spettacolare, facendo finta di essere un ubriacone. Ovviamente, ome tutti gli ubriaconi che si rispettino, si mette a cantare una canzone popolare irlandese, stranamente sul dio alcool. Questa bellissima canzone l’hanno rifatta, tra i tanti, i dropkick murphys. Se volete ve la potete ascoltare qui sotto.
http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf
I've been a wild rover for many a year
And I spent all my money on whiskey and beer,
And now I'm returning with gold in great store
And I never will play the wild rover no more.
chorus: And it's no, nay, never,
No nay never no more,
Will I play the wild rover
No never no more.
I went to an ale-house I used to frequent
And I told the landlady my money was spent.
I asked her for credit, she answered me "nay
Such a custom as yours I could have any day."
chorus
I took from my pocket ten sovereigns bright
And the landlady's eyes opened wide with delight.
She said "I have whiskey and wines of the best
And the words that I spoke sure were only in jest."
chorus
I'll go home to my parents, confess what I've done
And I'll ask them to pardon their prodigal son.
And if they caress (forgive) me as ofttimes before
Sure I never will play the wild rover no more.
chorus
Posted inFilm, Musica|Comments Off on Il vento che accarezza l’erba, the wild rover e i dropkick murphys, e me che seguo alla lettera i consigli del medico.
Di seguito la lettera di Cristiano Sabino in risposta a Cossiga che, sulle pagine di L’Altra Voce, affermava che i sardi sono italaiani per scelta e non per imposizione. Sul sito del giornale e’ poi continuata la diatriba.
Gentile direttore,
le spedisco alcune considerazioni sulle esternazioni di Cossiga a
proposito della volontaria appartenenza all’Italia dei sardi. Le prego,
se lo ritiene possibile, di pubblicare questa mia lettera per dare
sponda al dibattito da lui aperto.
La ringrazio anticipatamente
Cristiano Sabino (responsabile rapporti internazionali di A Manca pro s’Indipendentzia)
Ho letto con interesse l’articolo apparso su l’Altra Voce del 4 giugno 2008 “Noi Sardi, italiani per volontà, non conquista o annessione”
dove venivano riportate le posizioni in merito all’italianità dei sardi
dell’on. Cossiga. Le sue posizioni non sono di certo nuove, lui fa
anche il paladino a livello internazionale della causa basca. Pensi che
quando illegalizzarono Batasuna, il partito della sinistra patriottica
basca (isquerda aberrale), Cossiga scrisse una lettera alla Nuova
Sardegna, prontamente pubblicata, dove attaccava in maniera durissima
l’allora premier Aznar e il "franchismo spagnolo" (citaz. di Cossiga).
Circa la nostra terra e il nostro popolo ha sempre riconosciuto lo
statuto di "nazione" e ha proposto una carta costituzionale sarda.
Ma la sua posizione in Sardigna è uguale a quella del PNV in Euskadi: i
baschi e i sardi sarebbero spagnoli e italiani per scelta.
I sardi sono italiani per scelta.. ma per scelta di chi?
vediamo i fatti.
1713 trattato di Utrecht. l’impero spagnolo è sfaldato e i suoi pezzi
vengono spartiti dalle altre potenze. la Sardigna va all’Austria. dopo
13 anni il passaggio di consegne ai Savoia, perchè essendo un
principato di origine imperiale non poteva da solo diventare regno.
Ecco che nasce il Regno di Sardegna sulla base di un baratto stabilito
dalla diplomazia internazionale. I sardi hanno scelto qualcosa?
andiamo avanti.. i Savoia dominano con pugno di ferro anche sulla
nobiltà sarda. Il sardo viene vietato insieme allo spagnolo e tutte le
cariche importanti sono di nomina viceregia. Si scatena una cruenta
lotta al banditismo che non finirà mai.. e scoppiano i primi tumulti.
Nel 1793 succede qualcosa di interessante. Arrivano i francesi
repubblicani ad invadere la Sardigna. I piemontesi scappano impauriti e
i sardi impediscono lo sbarco a Quartu con l’utilizzo di milizie
popolari comandate da Vincenzo Sulis. Allora le classi dirigenti sarde,
consapevoli della loro nuova posizione di forza, chiedono ai piemontesi
alcuni diritti amministrativi (i famosi 5 punti) che gli vengono però
negati sprezzatamente. Quando la protesta si congiunge con il malessere
delle campagne scoppia il triennio rivoluzionario 1793-1796 (ma che in
realtà dura per esteso dal 1780 al 1830).
Angioy, Mundula, Cilocco e il prete Muroni si mettono a capo delle
masse popolari cittadine e contadine per fare della Sardegna una
repubblica indipendente senza più feudalesimo. La repressione è
durissima sopprattutto in tutti i paesi del Logudoro e vi partecipano
anche i sardi che dal privilegio traggono vantaggi. Nascono i "cane
sutta e’mesa", la borghesia compradora che riceve le briciole del pasto
dai padroni e in cambio diventa aguzzino del suo stesso popolo. Le
teste di Cilocco e degli altri patrioti che non erano riusciti a
scappare o che, come lui, erano tornati in patria per continuare la
lotta, vengono chiuse in delle gabbie e poste alle porte di Sassari per
giorni e giorni, a perenne monito. chi si ribella farà questa fine.
Quali sardi hanno deciso in questa occasione?
Andiamo avanti. 1812. Legge delle chiudende. l’ "Editto delle
Chiudende" stabiliva il diritto di recintare i terreni prima
appartenenti la comunità. Le rivolte popolari al grido di “torrare a su
Connottu”, nonostante le recenti repressioni antifeudali, sono
violentissime.Tutte represse nel sangue. Sardi traditori, preti e
soprattutto “italiani” si fanno d’oro con i soldi delle comunità sarde.
Cosa hanno deciso qui i sardi?
Perfetta fusione: nel 1847 c’è la "perfetta fusione" fra Sardegna e
Piemonte. lo chiedono gli Stamenti, ovvero i rappresentanti del
tradimento del triennio rivoluzionario e delle aspirazioni di giustizia
e indipendenza del loro popolo e quelli che si erano ingrassati con
l’editto delle chiudende. Lo chiedono per ricevere ancora più benefici
dai loro padroni savoiardi. Si può considerare una decisone del popolo
questa?
Unità d’Italia: tutte le regioni annesse o per insurrezione popolare
(Marche, Toscana..), o per guerra di conquista (tutto il meridione)
votano il plebiscito di annessione allo stato unitario. In Sardigna
ovviamente non si vota. Cosa hanno deciso i sardi?
Prima guerra mondiale: migliaia di giovani sardi sdradicati a forza
dalla terra, buttati in trincea e obbligati ad uccidere altri contadini
di altre nazioni per una guerra non loro. Chi lo ha deciso questo?
Il resto è storia che tutti conoscono. povertà, gestione coloniale
della nostra terra, occupazione militare, genocidio linguistico,
spopolamento, devastazione ambientale, emigrazione. Di grazia sig.
Cossiga, quando e come i sardi hanno deciso, non dico di essere
italiani, ma qualunque altra cosa?
Cossiga, insieme a tutti gli altri rappresentanti della borghesia sarda
notarile, è un erede di chi ha fatto torturare per giorni il
rivoluzionario Cilocco e poi gli ha fatto tagliare la testa ed esporre
alle porte di Sassari perché tutti vedessero. Si. loro hanno scelto di
essere italiani. Ma il popolo, le migliaia di trucidati, impiccati ed
inforcati dalle forze regie e dalle squadre della morte dei feudatari,
i pastori, i contadini, gli emigrati, la nostra gente insomma non ha
mai scelto di essere niente. I sardi hanno combattuto contro i romani
per 1000 anni ininterrottamente. Hanno combattuto per difendere
l’indipendenza contro i catalani a Sanluri. hanno combattuto contro i
Savoia. Io mi sento erede di questa gente, della mia gente. E non mi
sento affatto italiano.
Posted inQuestione sarda|Comments Off on I sardi sono italiani per scelta di chi? – Risposta di Cristiano Sabino all’articolo di Francesco Cossiga.
Il video in questione puo’ essere la sintesi della questione Palestinese, un uomo incatenato e bendato che viene sparato alle gambe da un militare Israeliano. Il militare e’ sotto inchiesta grazie al video, ma se non ci fosse stato il video sarebbe sicuramente stato promosso.
Posted inPolitica|Comments Off on Soldato Israeliano spara alle gambe di un palestinese incatenato, bendato e disarmato. (Video)
L’11 luglio 2008 saranno trascorsi esattamente due anni dall’avvio dalla
“operazione arcadia”. L’11 luglio del 2006, con grande enfasi mediatica,
lo stato italiano scatenava una imponente operazione di repressione che
portava all’arresto di 10 militanti di a Manca pro s’Indipendentzia e
all’iscrizione nel registro degli indagati di 54 persone, a vario titolo
appartenenti al movimento indipendentista. L’accusa si basa su delle
intercettazioni ambientali riportate su foglio, trascrivendo e
affiancando con tantissimi e infiniti “puntini puntini” anche singole
parole estrapolate da diversi discorsi, con un magistrale lavoro di
“copia e incolla”.
Sin da subito, nonostante le affermazioni romboanti rilasciate nei primi
giorni dagli inquirenti, emersero obiettive le molteplici crepe
nell’impianto accusatorio, a partire dalla vicenda di un militante
incarcerato per una intercettazione fatta in Sardegna che riuscì a
dimostrare che in realtà nel giorno indicato si trovava all’estero e fu
immediattamente scarcerato. Dopo diversi mesi di carcere tutti i
militanti sono stati scarcerati ma ormai i riflettori della propaganda
mediatica si erano da tempo spenti. A tutt’oggi poco o niente si è detto
e scritto sul fatto che a distanza di due anni dagli arresti e di
diversi anni dall’apertura delle indagini queste siano ancora aperte o
meglio ancora non formalmente chiuse.
A due anni esatti dallo scattenarsi della caccia alle streghe
indipendentiste, venerdì 11 luglio 2008, alle ore 10.30, a Manca pro s’Indipendentzia
convoca una conferenza stampa presso la propria sede nazionale, in via
A. Saffi 12 a Nuoro.
Per ricordare una delle pagine più nere delle repressione italiana
contro il movimento di liberazione nazionale ma anche per fare
un’analisi sulle modalità attraverso le quali la magistratura italiana
ha agito in questi due anni.
Nuoro, 8 luglio 2008
A Manca
pro s’Indipendentzia
Posted inRepressione in Sardegna|Comments Off on [a Manca pro s’Indipendentzia] 11 LUGLIO 2006 – 11 LUGLIO 2008: che fine ha fatto l’operazione “Arcadia”
Oggi qualcuno ha voglia di parlare di questo, qualcuno no; qualcuno ha dimenticato la propria indignazione, qualcuno non l’ha mai avuta. Non l’ha mai avuta, nemmeno negli stessi giorni in cui succedeva il delirio a Genova. Non amiamo fare le vittime. Siamo rivoluzionari, e i rivoluzionari non sono mai andati incontro ad un destino buono o dolce. Ce ne prendiamo le responsabilita’, tutte. Ma quello che e’ successo a Genova e’ diverso, e dovrebbe almeno risvegliare una coscienza anche nei non-rivoluzionari. Ma questo non avviene. Ed io oggi sto zitto, faccio parlare qualcuno al posto mio. La rabbia e’ tanta, e la storia ancora lunga perche’ arrivi il conto da pagare. Nel 2009 saremo a La Maddalena, li forse scattera’ l’indignazione. A La Maddalena forse, in un momento di risveglio della memoria collettiva, riusciremo a tirare fuori la nostra indignazione. Se ci sentiamo ancora uomini e donne. Io sento che possiamo ancora ancora definirci tali. Sono un inguaribile ottimista. Ma come al solito mi sveglio, un’altra volta, tutto sudato.
di Giuseppe Genna [Le opinioni qui espresse sono da considerarsi
di responsabilità oggettiva solo e unicamente dello scrivente e non
includono alcun coinvolgimento editoriale di chiunque altro scriva su
questo blog. gg]
Il primo commento alla indegna sentenza che riduce la tragedia della scuola Diaz
a una rissa in cui qualcuno ha alzato un po’ troppo il gomito (col
gomito fracassando calotte craniche e lacerando tessuti) sarebbe che ha
ragione Berlusconi. La Magistratura è da riformare. Ogni sentenza
risulta disomogenea rispetto alle altre emanate per vicende consimili.
Sui fatti nodali della storia italiana, i giudici non hanno giudicato
niente. Sul passato devastato di questa nazione, i magistrati sono
forcaioli in attesa di incrementare l’intensità con cui il passato non
è devastato ma devastante. Avrebbe ragione Berlusconi e, di
conseguenza, avrebbe ragione quello che non so più come definire
(centro, pallida socialdemocrazia cristiana, incrocio genetico
dell’a-politica…), insomma, quella roba rosa pallido lì: si dovrebbe
riformare la Giustizia, ma finché c’è Berlusconi non lo si può fare.
E sarebbero giudizi sbagliati. Perché la sentenza sui fatti di
Bolzaneto evidenzia che è lo Stato tutto, in qualunque sua funzione, a
risultare compromesso, purulento, contaminante. Il giudizio va
tracciato oltre ogni tentazione ideologica. Si ha da essere contro lo
Stato.
Noi,
rivoluzionari-anarchici, fautori dell’istruzione generale del popolo,
dell’emancipazione e del piú vasto sviluppo della vita sociale e di
conseguenza nemici dello Stato e di ogni statalizzazione, affermiamo,
in opposizione a tutti i metafisici, ai positivisti e a tutti gli
adoratori scienziati o non della scienza deificata, che la vita
naturale precede sempre il pensiero, il quale è solo una delle sue
funzioni, ma non sarà mai il risultato del pensiero; che essa si
sviluppa a partire dalla sua propria insondabile profondità attraverso
una successione di fatti diversi e mai con una serie di riflessi
astratti e che a questi ultimi, prodotti sempre dalla vita, che a sua
volta non ne è mai prodotta, indicano soltanto come pietre miliari la
sua direzione e le varie fasi della sua evoluzione propria e
indipendente.
In conformità con questa convinzioni noi non solo non abbiamo
l’intenzione né la minima velleità d’imporre al nostro popolo, o a
qualunque altro popolo, un qualsiasi ideale di organizzazione sociale
tratto dai libri o inventato da noi stessi ma, persuasi
che le masse popolari portano in se stesse, negli istinti piú o meno
sviluppati dalla loro storia, nelle loro necessità quotidiane e nelle
loro aspirazioni coscienti o inconsce, tutti gli elementi della loro
futura organizzazione naturale, noi cerchiamo questo ideale nel
popolo stesso; e siccome ogni potere di Stato, ogni governo deve, per
la sua medesima essenza e per la sua posizione fuori del popolo o sopra
di esso, deve necessariamente mirare a subordinarlo a un’organizzazione
e a fini che gli sono estranei noi ci dichiariamo nemici di ogni
governo, di ogni potere di Stato, nemici di un’organizzazione di Stato
in generale e siamo convinti che il popolo potrà essere felice e libero
solo quando, organizzandosi dal basso in alto per mezzo di associazioni
indipendenti e assolutamente libere e al di fuori di ogni tutela
ufficiale, ma non fuori delle influenze diverse e ugualmente libere di
uomini e di partiti, creerà esso stesso la propria vita.
Queste sono le convinzioni dei socialisti rivoluzionari e per questo ci
chiamano anarchici. Noi non protestiamo contro questa definizione
perché siamo realmente nemici di ogni autorità, perché sappiamo che il
potere corrompe sia coloro che ne sono investiti che coloro i quali
devono soggiacervi. Sotto la sua nefasta influenza gli uni si
trasformano in despoti ambiziosi e avidi, in sfruttatori della società
in favore della propria persona o casta, gli altri in schiavi.
È chiaro allora perché i rivoluzionari dottrinari che si sono assunta
la missione di distruggere i poteri e gli ordini esistenti per creare
sulle loro rovine la propria dittatura, non sono mai stati e non
saranno mai i nemici ma, al contrario sono stati e saranno sempre i
difensori piú ardenti dello Stato. Sono nemici dei poteri attuali solo
perché vogliono impadronirsene; nemici delle istituzioni politiche
attuali solo perché escludono la possibilità della loro dittatura; ma
sono tuttavia i piú ardenti amici del potere di Stato che dev’essere
mantenuto, senza di che la rivoluzione, dopo aver liberato sul serio le
masse popolari, toglierebbe a questa minoranza pseudorivoluzionaria
ogni speranza di riuscire a riaggiogarle a un nuovo carro e di
gratificarle dei suoi provvedimenti governativi.
Ciò è tanto vero che oggi, quando in tutta l’Europa trionfa la
reazione, quando tutti gli Stati ossessionati dallo spirito piú
frenetico di conservazione e di oppressione popolare, armati da capo a
piedi di una triplice corazza, militare, politica e finanziaria e si
apprestano sotto la direzione del principe Bismarck a una lotta
implacabile contro la Rivoluzione Sociale; oggi, quando si sarebbe
dovuto pensare che tutti i sinceri rivoluzionari s’unissero per
respingere l’attacco disperato della reazione internazionale, noi
vediamo al contrario che i rivoluzionari dottrinari sotto la guida del
signor Marx prendono dappertutto il partito dello statalismo e degli
statalisti contro la rivoluzione del popolo.
Ora,
mi sia permesso aggiungere qualche breve nota personale. E cioè che io
mi vergogno non soltanto di vivere in uno Stato la mia esistenza che
forzosamente è resa miseranda dalla struttura statuale stessa, ma mi
vergogno maggiormente a vivere in questo Stato; mi repelle
qualunque istituzione, che si forma per necessità tutt’altro che
naturali e popolari, ma per imposizione non contestabile da chiunque,
che si ritrova immerso in questo habitat da quando è demilienizzato a
un giorno dalla nascita e, anche se poi si mette a contestare questo
condizionamento totalizzante (che è tale poiché lo Stato è un ente
totalitario), comunque finirà a morire in un ospedale senza avere
sortito nulla, e chi rimane dovrà pure essere grato perché lo Stato
garantisce un posto di merda dove morire; sono orripilato
quotidianamente dalla visione delle cosiddette Forze dell’Ordine, che con l’Arma dei Carabinieri sortiscono il massimo gradimento e fiducia dei miei concittadini, e si stanno visibilmente moltiplicando sotto i miei occhi, godendo di leggi fatte all’impromptu per
permettere loro un controllo ancora più serrato sulle persone, non
bastando il fatto che, trascorsa la stagione di Piombo, non sono state
ancora abrogate le leggi restrittive emanate ai tempi da Francesco
Cossiga, cosicché senza accorgersi i miei concittadini vivono
in uno stato di guerra legislativo, senza che ci sia più quella guerra;
mi viene da vomitare al pensiero che si sorveglino militarmente
inesistenze e astrazioni dette "confini", purissimi atti di volontà di
potenza che nessun geomorfismo giustifica; sono angosciato dal fatto
che lo Stato permetta a difensori e pm e giudici di trattare donne
violate come le tratta in quelle enclave che sono le aule
giudiziarie; sono sconvolto dall’aberrazione dell’ideologia trionfante
(quintessenziale all’idea di Stato stesso) della pena, questo
protocollo per cui, anziché arrivare a una civiltà, si invera in forma
legislativa l’occhio per occhio e il dente per dente, appalesando con
somma serenità e assenza di opposizione qualunque la reale natura
vendicativa dell’istituzione stessa, che condiziona chiunque; sono
sconcertato dall’assoluta assenza di reazione coscienziale di chi abita
con me in questo che, prima che uno Stato, è un luogo, puramente e
semplicemente un luogo, dove si è sviluppata una lingua comune e
peraltro la lingua più poetica del mondo moderno.
Il mio pensiero va agli ultimi tra i calpestati dallo Stato, che sono i
massacrati della Diaz. Si aggiungono a una teoria infinita di persone,
non di cittadini, per cui non c’è stata la tanto vantata tutela dello
Stato, perché non può esserci, e dunque sarebbe anche inutile
aspettarsela o berciare, come sto facendo, perché non c’è. E dico le
vittime e i colpevoli tutti, tutti gli
abitanti di questo luogo, che ha una storia cangiante e multiforme, che
non si trova nei manuali di storia statale che vengono comminati nelle
scuole, per l’attuale disinteresse delle giovani generazioni, le più
condizionate che abbiano calcato questa penisola e vissuto in questa
civiltà, erettasi su fondamenti etruschi e cioè asiatici, greci,
mediorientali, ebrei, arabi, normanni, tedeschi, francesi, spagnoli,
africani, cinesi e, purtroppo, sì, anche vaticani.
Concludo citando quello di prima, perché si comprenda che non a caso ho
citato il connubio vomitevole di cui l’Italia è attuale avanguardia
residuale (un paradosso che da solo qualifica questo posto in cui
stiamo) – quello tra Stato e Chiesa, cioè tra Idea dello Stato e Dio.
Buon futuro a tutti, concittadini, ovverosia voi che vi sentite cittadini…
Dio
appare, l’uomo si annienta; e più la Divinità si fa grande, più
l’umanità diventa miserabile. Ecco la storia di tutte le religioni:
ecco l’effetto di tutte le ispirazioni e di tutte le legislazioni
divine. Nella storia, il nome di Dio è la terribile vera clava con la
quale tutti gli uomini divinamente ispirati, i "grandi geni virtuosi",
hanno abbattuto la libertà, la dignità, la ragione e la prosperità
degli uomini.
Abbiamo avuto prima la caduta di Dio. Abbiamo ora una caduta che
c’interessa assai più: quella dell’uomo, causata dalla sola apparizione
di Dio o manifestazione sulla terra. Vedete dunque in quale orrore
profondo si trovano i nostri cari ed illustri idealisti. Parlandoci di
Dio, essi credono e vogliono elevarci, emanciparci, nobilitarci, ed al
contrario ci schiacciano e ci avviliscono. Col nome di Dio, essi
immaginano di poter edificare la fratellanza fra gli uomini, ed invece
creano l’orgoglio e il disprezzo, seminano la discordia, l’odio, la
guerra, fondano la schiavitù.
Perché con Dio vengono necessariamente i diversi gradi d’ispirazione
divina; l’umanità si divide in uomini ispiratissimi, meno ispirati, non
ispirati.
Tutti sono egualmente nulla davanti a Dio, è vero, ma confrontati, gli
uni agli altri, alcuni sono più grandi degli altri; non solamente di
fatto, ciò che non avrebbe importanza perché una ineguaglianza di fatto
si perde da se stessa nella collettività quando non può afferrarsi ad
alcuna finzione o istituzione legale; ma alcuni sono più grandi degli
altri per volere del diritto divino dell’ispirazione: il che
costituisce subito una in eguaglianza fissa, costante, pietrificata.
I più ispirati devono essere ascoltati ed obbediti dai meno ispirati e questi dai non ispirati.
Ecco il principio di autorità ben stabilito e con esso le due istituzioni fondamentali della schiavitù: la Chiesa e lo Stato.
Posted inGeneral|Comments Off on Contro lo stato, sulla vergogna di Bolzanetto. Da Carmillaonline