Cagliari: 6000 persone in corteo contro la legge 133 e 137.

Scuola, non si ferma la protesta
Cinquemila in corteo a Cagliari
Non
si arresta la mobilitazione contro la riforma della scuola. Nonostante
la tiepida apertura del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini,
gli studenti continuano a protestare. A Cagliari, un corteo di
cinquemila studenti, universitari e delle medie superiori, ha
attraversato pacificamente le vie della città in segno di protesta

Scuola, non si ferma la protesta
Un corteo di 6.000 studenti universitari e delle Medie superiori ha
attraversanto le vie di Cagliari per protestare contro la legge 133
sulla riforma della scuola e dell’università. Quaranta studenti
dell’Ateneo di Cagliari del gruppo "Unica-mente", con i volti coperti
da maschere di carta bianche e crocette nere disegnate su occhi e
bocca, hanno aperto il corteo e hanno intonato le note di "Another
brick the wall" dei Pink Floyd, diventato il "simbolo di una scuola
disumanizzante". 

GUERRA DI CIFRE
.
Secondo i dati della questura, alla manifestazione partecipano circa
5.000 persone, mentre per gli organizzatori di Unica-mente, gli
studenti sono oltre 6.000. Da piazza del Carmine i manifestanti, sia
universitari che delle scuole superiori di Cagliari e hinterland, si
sono diretti in via Roma, provocando inevitabili rallentamenti al
traffico e disagi agli automobilisti, e hanno proseguito nei viali Diaz
e Cimitero, via Dante, piazza Repubblica, nelle vie Paoli e Sonnino. Il
corteo arriverà in piazza San Cosimo dove si concluderà la
manifestazione.

CORI E STRISICONI.
Gli studenti
universitari in testa al corteo hanno spiegato che hanno voluto
indossare le maschere, perché si sentono "spersonalizzati e senza alcun
diritto di parola". Emblematico il cartellone con la scritta "Gelmini:
arribbada sa accabbadora", in riferimento la signora della morte,
socialmente riconosciuta nella comunità sarda, che poneva fine alle
sofferenze del malato terminale, in questo caso la scuola.La scomparsa
dell’istruzione pubblica è stata messa in scena anche con lapidi
disegnate su cartelloni, mentre su una grande carta d’identità del
signor Cervello campeggiava la scritta "espatrio concesso". Non è
mancata la citazione della teoria dell’evoluzione di Darwin con gli
studenti della Facoltà di Scienze che hanno realizzato con palloncini
colorati un grande atomo. Mescolasti tra i manifestanti anche diversi
docenti universitari e i precari della scuola. 

PROSSIMO APPUNTAMENTO
.
Mentre proseguono le occupazioni delle aule centrali di alcune facoltà,
come Scienze Politiche, e le lezioni all’aperto, ci si prepara già al
prossimo appuntamento del 14 novembre quando anche Cagliari si unirà
alla manifestazione di protesta in programma a Roma

 

Fonte: http://unionesarda.ilsole24ore.com/in_sardegna/?contentId=49469

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Scontri di Piazza Navona a Roma, un articolo di Maltese

Un
camion carico di spranghe
e
in piazza Navona è stato il caos

di
CURZIO MALTESE

AVEVA
l’aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che
vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il
mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c’era la
manifestazione degli studenti a bloccare il traffico. "Ma ormai
siamo abituati, va avanti da due settimane" sospira un vigile.
Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un’onda di ragazzini in
fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori. Sono
piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi.

Davanti
al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra. Sono
arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente
ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla testa del corteo,
menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di
tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La polizia, a
due passi, non si muove.

Sono una sessantina, hanno caschi e
passamontagna, lunghi e grossi bastoni, spesso manici di picconi,
ricoperti di adesivo nero e avvolti nei tricolori. Urlano "Duce,
duce". "La scuola è bonificata". Dicono di essere
studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra.
Hanno fra i venti e i trent’anni, ma quello che ha l’aria di essere
il capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball. Sono
ben organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un’altra
carica colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo
artistico De Chirico e dell’università di Roma Tre. Un ragazzino di
un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli
tirano calci. "Basta, basta, andiamo dalla polizia!" dicono
le professoresse.


Seguo
il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il
funzionario capo. "Non potete stare fermi mentre picchiano i
miei studenti!" protesta una signora coi capelli bianchi. Una
studentessa alza la voce: "E ditelo che li proteggete, che
volete gli scontri!". Il funzionario urla: "Impara
l’educazione, bambina!". La professoressa incalza: "Fate il
vostro mestiere, fermate i violenti". Risposta del funzionario:
"Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra". C’è
un’insurrezione del drappello: "Di sinistra? Con le svastiche?".
La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso
che porta al collo: "Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non
ho mai visto un’azione di violenza da parte dei miei studenti. C’è
gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c’entra se
sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire".

Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e
il taccuino: "Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra".
Monica, studentessa di Roma Tre: "Ma l’hanno appena sentito
tutti! Chi crede d’essere, Berlusconi?". "Lo vede come
rispondono?" mi dice Laura, di Economia. "Vogliono fare
passare l’equazione studenti uguali facinorosi di sinistra". La
professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De
Chirico, è angosciata: "Mi sento responsabile. Non volevo
venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì,
ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov’è il Senato. Mi
sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti
non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo
civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico,
finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli
occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo.
Anche se, dico la verità, se non l’avessi visto, ma soltanto letto
sul giornale, non ci avrei mai creduto".

Alle undici e
tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo
Francesco Cossiga. "È contento, eh?" gli urla in faccia un
anziano professore. Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato
la linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: "Maroni
dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno (…)
Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per
una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che,
forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze
dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze
dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e
mandarli tutti all’ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i
docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre
ragazzine sì".

È quasi mezzogiorno, una ventina di
caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi
ai camerati compie un’azione singolare, esce dal lato di piazza
Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia,
indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli
ma vengo fermato da un poliziotto. "Lei dove va?". Realizzo
di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il
tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti.
La battuta del poliziotto è memorabile: "Non li abbiamo
notati".

Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un
poliziotto fa a un altro: "Arrivano quei pezzi di merda di
comunisti!". L’altro risponde: "Allora si va in piazza a
proteggere i nostri?". "Sì, ma non subito". Passa il
vice questore: "Poche chiacchiere, giù le visiere!".
Calano le visiere e aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in
piazza accade il finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra,
misto di studenti della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe
in piazza Navona e si dirige contro il manipolo di Blocco
Studentesco, concentrato in fondo alla piazza. Nel percorso prendono
le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le saracinesche, e li
scagliano contro quelli di destra.

Soltanto a questo punto,
dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di scontri non sono
pochi, s’affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai sessanta di
Blocco Studentesco, respinge l’assalto degli studenti di sinistra.
Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano
riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti
s’avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano
comportamento. Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né
bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell’Onda di scienze
politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in
ospedale) e la pacifica protesta si ritrae.

A mezzogiorno e
mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con la testa
fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo e
un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla
vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma. Duccio, uno
studente di Fisica che ho conosciuto all’occupazione, s’aggira teso
alla ricerca del fratello più piccolo. "Mi sa che è finita,
oggi è finita. E se non oggi, domani. Hai voglia a organizzare
proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le
fiaccolate, i sit in da figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare le
strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete.
Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti,
giorno dopo giorno passerà l’idea che comunque gli studenti vogliono
il casino. È il metodo Cossiga. Ci stanno fottendo".

(30
ottobre 2008
)

Ed il video degli scontri di piazza Navona.


 

 

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[Torino No Gelmini] Programma di Palazzo Nuovo Occupato. Sta arrivando la Gelmini… prepariamole il benvenuto.

Programma dell'onda dal 25 al 28 ottobre 2008
 
MARTEDI’ 28 OTTOBRE CI SARA’ LA GELMINI A TORINO. ALLE 18 PARTIRA’ IL CORTO IN DIREZIONE UNIONE DEGLI INDUSTRIALI. FACCIAMOCI SENTIRE. E’ FINLMENTE ARRIVATA LA GRANDE MAREGGIATA!
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[NoGelmini] Dichiarazione di Cossiga (o meglio… Kossiga): infiltrare tra gli studenti agenti provocatori pronti a tutto.

poliziotto_infiltrato.jpg

La celebre foto di Tano D’Amico che immortala un poliziotto
infiltrato con la pistola in mano durante il corteo per il terzo
anniversario della vittoria del referendum sul divorzio, in cui fu
colpita a morte Giorgiana Masi. Era il 12 maggio 1977
 
L’intervista:

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende,
se ritiene d’essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no,
ha fatto benissimo. Ma poiché è l’Italia è uno Stato debole, e
all’opposizione non c’è il granitito Pci ma l’evanescente Pd, temo che
alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà quantomeno una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«A questo punto, Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».

Ossia?

«In
primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a
cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o
gravemente ferito…».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli
fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università,
infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e
lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i
negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo
di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle
ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che…

«Nel
senso che le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti
senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi
i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a
sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?

«Soprattutto
i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si
rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono
insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un
atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».

Quale incendio?

«Non
esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà ad insanguinare le
strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le
Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che
gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento
studentesco e la sinistra sindacale».

E’ dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di
prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo
di Chicago ad applaudire Obama…».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente…

«Politicamente,
sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all’inizio della
contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo,
ma quando, com’era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono
radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da
Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… Ma
oggi c’è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per
questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

[Fonte: Intervista di Andrea Cangini per «Quotidiano nazionale»]

 
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[Torino] Palazzo Nuovo OCCUPATO! Comunicato dell’assemblea No-Gelmini

L’assemblea no-Gelmini
riunitasi oggi 21 ottobre a Palazzo Nuovo, alla quale erano presenti
circa un migliaio di studenti, dopo una partecipata discussione ha
deciso l’occupazione di Palazzo Nuovo come forme di protesta per il
ritiro della legge 133/2008 e del DL 137. Questa decisione si inserisce
in un percorso di mobilitazione a livello nazionale e si pone come
obiettivo quello di estendere il più possibile la partecipazione di
tutto il mondo accademico. Per il momento, l’occupazione non comporterà
l’automatico blocco della didattica. 

Altresì,
l’Assemblea no-Gelmini richiede la sospensione della didattica per le
giornate dal 28 al 30 ottobre per favorire la massima partecipazione
possibile in occasione della paventata visita della Gelmini a Torino
(28 ottobre) e dello sciopero generale della scuola (30 ottobre). 

A tutt’oggi l’Assemblea no-Gelmini propone le seguenti iniziative di mobilitazione: 

-invito alla prosecuzione delle lezioni all’aperto per dare visibilità alla protesta;
-auto-convocazione
di un Assemblea Generale degli studenti e delle studentesse dell’Ateneo
per domani 22 ottobre alle ore 14 nel cortile del Rettorato, a cui sono
invitati anche i docenti, i ricercatori, il persona tecnico
amministrativo e gli organi accademici;
– sostegno allo sciopero dei biblio-cooperativisti del 23 ottobre;

una tavola rotonda nella serata di giovedì 23 ottobre nei locali di
Palazzo Nuovo, nella quale ci sarà un confronto volto a coordinare la
mobilitazione tra le varie realtà a tutti i livelli colpite
dall’attacco all’istruzione pubblica (genitori, studenti e studentesse,
insegnanti delle scuole elementari, docenti, ricercatori, dottorandi,
personale ATA). 

Il
27 ottobre, l’Assemblea no-Gelmini parteciperà inoltre alla
mobilitazione contrapposta all’inaugurazione dell’anno accademico del
Politecnico, la quale vedrà la presenza dell’ambasciatore italiano
negli Stati Uniti. 

Torino, 21 ottobre 2008

Assemblea no-Gelmini
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[Torino] No Gelmini nights & days: assemblea, aperitivo e concerto. Gli studenti si riappropriano dell’universita’.

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Universita’, elementari, crisi… e’ ora di darsi una sveglia. 2 considerazioni sul terremoto Gelmini, Tremonti e Brunetta (che non sanno che autnno li aspetta).

Questa estate il simpatico brunetta
(per differenziarmi da tutti quelli che lo chiamano nano), ha tirato
fuori dal cilindro un decreto legge, il dl 112. Il decreto in
questione, divenuto questo ottobre legge, tratta di «Disposizioni
urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la
competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la
perequazione tributaria»
.
All’interno di esso vi e’ un simpatico paragrafo, quasi quanto
Brunetta, che parla della “possibilita’” delle universita’ di
trasformarsi in Fondazioni Private in ottemperanza, secondo chi ha
scritto il decreto, dell’articolo 33 della costituzione. Bisogna
innanzitutto capire due cose, cosa comporta questa possibilita’ di
traformazione, e che cosa sancisce l’articolo 33 della costituzione.

Le
Fondazioni Private sono degli enti in tutto e per tutto privati, e
per questo si regolano secondo meccanismi di mercato. L’entrata dei
capitali privati che decideranno in quale direzione far andare la
ricerca sara’ definitiva ed il risultato di questo passaggio sara’ la
fine della ricerca libera e pura. Finissero qui le novita’ si
potrebbe essere contrari per una questione morale, ma di questioni
morali non si campa, almeno in un sistema capitalista. In realta’
questo provvedimento si affianca al taglio, che sa di drammatico, dei
fondi destinati all’universita’, ben 1 miliardo e 441 milioni in 5
anni. Questo taglio rende obbligatorio il passaggio da universita’ a
fondazione, in quanto, privati dei necessari fondi pubblici, si
vedrebbero costrette a far entrare i capitali privati nel proprio
bilancio per sopravvivere. Se poi volessimo analizzare cosa
succederebbe in un futuro prossimo, si verrebbe a creare una
situazione in cui i capitali privati investirebbero tutto in centri
d’eccellenza come i poli scientifici mentre quelli umanistici
sarebbero lasciati allo sbaraglio e quindi destinati a morte
prematura. Per capirci meglio, voi investireste soldi, sperando di
moltiplicarli, su un filosofo o su un ingegnere? Lo stesso
ragionamento viene fatto dai privati che sono soggetti alle leggi di
mercato. Le facolta’ umanistiche, fino ad ora, vengono finanziate
dallo stato, praticamente a fondo perduto, per garantire una crescita
culturale del paese, non per un tornaconto monetario. Privatizzate
tutte le universita’ scientifiche e distrutte quelle umanistiche
bisogna capire con quale criterio sia stato inserito l’articolo 33
della costiuzione. Una parte del suddetto articolo della costtuzione
recita cosi’: <
La Repubblica detta le norme
generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli
ordini e gradi.>.
Questo
sta a significare che i provvedimenti che sono stati attuati da
questo provvedimento sono incostituzionali perche’ eliminano un grado
della scuola, l’universita’.

Durante
il movimento della Pantera, primi anni ’90, gli studenti occuparono
per tre mesi di fila tutte le universita’ italiane, dicevano che
stava arrivando la privatizzazione delle universita’. Tutti li
prendevano per pazzi. Purtroppo ci vedevano molto piu’ lungo di
qualche altro. Questa non e’ la riforma Zecchino o la riforma
Moratti, questo e’ l’ultimo tassello inserito il quale non si torna
piu’ indietro.

Ma
siccome siamo in periodo di crisi, e l’andazzo generale e’ premiare
le banche che ci hanno portato alla crisi e far pagare i
contribuenti, i provvedimenti in materia scolastica non sono finiti.
La crisi, infatti, sembra proprio che la pagheremo noi. Oltre ai
tagli dell’universita’ hanno gia’ deciso il taglio del personale,
questa volta senza licenziamenti, non sia mai toccare il baronato…
Il taglio avverra’ sotto forma di tourn over, che gia’ non piace ai
calciatori, figuriamoci all’universita’. Il tourn over e’ il ricambio
generazionale, teoricamente ogni professore universitario che va in
pensione viene sostituto da un giovane pieno di belle speranze.
Codesto tourn over scendera’ al 20 % , ovverosia ogni cinque docenti
deceduti vi sara’ un sono nuovo assunto.

Alla
faccia dell’aumento della qualita’ che millanta la Mariastella G.

E
le sorprese non finiscono qui. L’attacco alla scuola pubblica
raggiunge anche i gradi piu’ bassi. Le scuole elementari italiane
sono considerate le migliori d’europa. Per aumentare la qualita’ di
queste, la simpatica Gelmini ha deciso di reintrodurre il maestro
unico, colui che da solo dovrebbe infondere la luce in ogni materia
possibile ai nostri fratellini, figli o nipoti che siano. Senza alcun
pudore questa riforma viene spacciata per un aumento della qualita’,
mentre e’ solo ed esclusivamente un taglio alle uscite dello stato. E
ce ne sarebbe gia’ abbastanza, ma evidentemente hanno deciso di dare
il colpo del ko subito, di modo da non dover aspettare ad prossima
legislatura. Per racimolare qualche altro soldo hanno deciso di
abolire il tempo pieno, o meglio le scuole che lo vorranno istituire
saranno libere di farlo, ma ovviamente a carico dei genitori, senza
una lira dallo stato.

Welfare?
Stato sociale??? Di che caspita state parlando???

Questo
e’ il quadro della situazione nel comparto scuola, ma ci sarebbe
tanto altro da dire perche’ le privatizzazioni a breve approderanno
anche nella sanita’. Sta a noi decidere se questa crisi la vogliamo
pagare noi, oppure se da domani cominceremo a bloccare le lezioni, a
occupare scuole e strade.

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CRISI BANCHE: DARIO FO, “OGGI C’E’ UN NUOVO TERRORE”

"Finalmente abbiamo un nuovo terrore. Ci troviamo in una situazione
folle con una grave crisi dell’economia mondiale che porta sfiducia e
paura, il terrore appunto. Finalmente un terrore nuovo che non ha
niente a che vedere con quello propagandistico tipico di certi partiti
di una volta". Cosi’ il premio Nobel Dario Fo durante la conferenza
stampa di presentazione dello spettacolo "Sotto paga! Non si paga!" che
andra’ in scena da domani al Teatro Valle di Roma. "Terrore
propagandistico – dicevo – che per quei partiti era un cavallo di
battaglia e faceva capire alla gente che era pericoloso uscire la sera,
che c’erano furti, violenze. A nessuno poteva importare che mancava il
lavoro alle persone, che le scuole e le universita’ erano alla sfascio.
La chiave era anche la paura verso gli stranieri. Finalmente ora c’e’
una nuova paura – ha aggiunto ancora Fo – un nuovo terrore che spacca
tutto. E la chiave ora e’ la fiducia. Bisogna avere fiducia, si dice,
una fiducia immensa soprattutto nelle banche anche se queste non ne
hanno piu’ fra di loro e non si prestano nemmeno i soldi. Le banche
infatti evitano di farlo soprattutto da quando hanno capito certi
giochi, certa mondezza che ha fatto crollare all’estero alcuni istituti
e mette a rischio anche i nostri. Soprattutto ora che la mondezza degli
americani e’ entrata in Europa ed e’ arrivata anche in Cina.
Soprattutto ora, si deve avere fiducia". E con l’ironia che lo
contraddistingue da sempre Dario Fo aggiunge "l’unico che ha fiducia
nelle banche in realta’ e’ solo Berlusconi e qui, tiriamo il fiato. Ha
fiducia soprattutto nella sua. E’ ora che la gente si svegli". Come
fare? chiedono i cronisti "prima di tutto dobbiamo smetterla di farci
imbrogliare. Noi come persone di teatro ci rivolgiamo al pubblico per
informare perche’ siamo nel mondo della disinformazione. Il teatro – ha
spiegato Fo – ha il dovere di informare cosi’ come i giornali e la tv.
Prima regola dunque e’ informare e poi c’e’ bisogno di colmare quel
vero disastro che e’ il vuoto assoluto di conoscenza. Senza conoscenza
non c’e’ civilta’. Ci sono momenti della nostra storia che sono stati
mozzati. Io ho 82 anni e cerco sempre, continuo a studiare, penso che
sono ignorante e quindi continuo a informarmi. Se poi si riesce a
informare facendo teatro e divertendo ben venga".

(13 October 2008) http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/CRISI-BANCHE-DARIO-FO-quotOGGI-CE-UN-NUOVO-TERROREquot/news-dettaglio/3356812

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Stanno arrivando le felpe di contra a su g8, ed un nuovo ordine di magliette. Ordinatele subito!

Ciao a tutt*, con sommo onore vi presento il logo delle felpe che dovrebbero arrivare fra qualche giorno. Le felpe costano 25 euro cadauna, e servono a finanziare il progetto dei circoli degli emigrati sardi contra a su g8 . E’ stato inoltre fatto un nuovo carico di magliette del costo di 10 euro cadauna. Stiamo inoltre preparando dei convegni per la fine dell’anno sui temi affrontati nel manifesto dei circoli . Altre inizative di autofinanzamento si svolgeranno nel prossimo mese in giro per l’Italia. Rimanete in contatto o scrivetemi al mio indirizzo mail (stobados@autistici.org) se volete maggiori informazioni.

 

Logo per la felpa di contra a su g8

 

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[Torino NO-Gelmini] 10 ottobre, corteo studentesco! 8.30 fronte Palazzo Nuovo per le facolta’ umanistiche.

Dopo
la mobilitazione partecipatissima al presidio al rettorato del 6
ottobre, gli studenti e le studentesse dell’Assemblea No Gelmini
aderiscono al corteo indetto dagli studenti medi, al quale
parteciperanno con un loro spezzone universitario.



Appuntamento alle 8:30 a Palazzo Nuovo per le facoltà umanistiche,a Palazzo Campana per le facoltà scientifiche.


I
due segmenti dell’università di Torino si ritroveranno poi in via Po,
per proseguire insieme fino a piazza Arbarello, luogo del
concentramento del corteo contro la legge 133 del ministro Gelmini.
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