[Fiera del Libro] Lettera aperta a Ugo Volli.

Prof. Volli,

lei
ha dichiarato in più occasioni alla stampa di non poter accettare che
il nostro collettivo diffonda all’Università “nella totale impunità”
materiale critico nei confronti delle politiche di Israele. Ora ha
chiesto pubblicamente al Rettore di impedirci di stampare e distribuire
manifesti e volantini solidali con la causa palestinese. La motivazione
è che si tratterebbe di materiale “antisemita”, che dietro al nostro
sostegno per la resistenza palestinese si celerebbe l’idea di una
“soluzione finale”, dell’uccisione di tutti gli ebrei.
Prof. Volli, è sicuro di rendersi conto di quello che dice?

Da
quello che scrive si desume chiaramente che lei non ha mai letto ciò
che scriviamo, e che le sue posizioni sono frutto di un’imbarazzante
propensione al falso e alla calunnia. Dovrebbe sapere che
l’antisemitismo è ostilità razzista o paranoico-cospirativa verso gli
ebrei in quanto tali, mentre la critica delle politiche di Israele,
delle sue istituzioni e dell’ideologia sionista può tranquillamente
essere esente da qualsiasi connotazione di questo tipo. Se lei avesse
ragione lo storico israeliano Ilan Pappè, che si dichiara antisionista,
sarebbe un antisemita, come il poeta israeliano Aharon Shabtai, che ha
aderito al boicottaggio del Salone del libro di Parigi perché dedicato
a Israele. Egli ha scritto che “uno stato che ha in atto
un’occupazione, che commette quotidianamente crimini contro i civili
non merita di essere invitato a qualsiasi settimana culturale”. Il
poeta ebreo Franco Fortini scrisse, nel condannare la repressione
israeliana della prima Intifada: “Onoriamo chi resiste nella ragione e
continua a distinguere fra politica israeliana ed ebraismo”.

Lei
insegna una disciplina filosofica; dovrebbe allora rendersi conto che
le sue argomentazioni soffrono di almeno di due tipi di fallacia, da
tempo chiarite dalla scienza logica. La prima si chiama ignoratio
elenchi, e consiste nell’ignorare gli argomenti dell’opinione che si
vuole contestare: lei non risponde sulle guerre di Israele, sul Muro,
sull’embargo e sugli altri aspetti della politica di Israele che noi
denunciamo; lei trascina altrove il discorso, disinteressandosi di ciò
che di fatto scriviamo. La seconda somiglia alla cosiddetta fallacia
dell’uomo di paglia, che consiste nel prendere di mira
un’argomentazione che è simile a quella dell’avversario, ma in realtà
non è la stessa: ma visto che le posizioni che lei ci attribuisce sono
in realtà incommensurabilmente distanti dalle nostre, qualcuno potrebbe
ribattezzare questa versione fallacia del pagliaccio.

E’ inoltre
evidente che lei non ha la dignità politica necessaria a parlare della
shoà. Ha scritto il filosofo ebreo Jacques Derrida: “La cosa peggiore
ai miei occhi, dal punto di vista in cui mi trovo, è l’appropriazione e
soprattutto la strumentalizzazione della memoria storica. E’
perfettamente possibile e necessario, senza che ciò comporti la minima
forma di antisemitismo, denunciare questa strumentalizzazione, così
come il calcolo puramente strategico – politico o di altro genere – che
consiste nel servirsi dell’olocausto, utilizzandolo per questo o quel
fine”. E quindi, oltre a Vattimo e d’Orsi, vorrebbe inserire anche
Derrida nella sua lista dei “maestri di antisemitismo”?
A Palazzo
Nuovo non ci sono manifestazioni fasciste, né circolano materiali
razzisti. E sa perché? Perché le studentesse e gli studenti solidali
con la causa palestinese hanno sempre impedito la diffusione di tali
materiali e la manifestazione di quelle idee, anche a costo di usare la
forza, di scontrarsi con la polizia nell’ateneo, di subire gli arresti
e i processi. In quei casi non l’abbiamo vista sulle barricate.

Forse
lei fraintende il suo ruolo di professore, pensando che consista
nell’impedire agli studenti che non la pensano come lei di diffondere
le proprie idee. Si metta il cuore in pace: noi continueremo a scrivere
e a protestare per le condizioni di vita della popolazione palestinese,
che le piaccia o no. Non sarà certo lei a impedircelo, né il Rettore,
né la polizia se proverà a farlo, magari su suggerimento di gente come
lei.
Quelli come lei giocano con argomenti delicati, e fanno la
parte delle vittime sapendo di avere dalla propria parte il potere, le
istituzioni e gli organi di stampa. Ma, sul piano morale, la sua
disonestà intellettuale fa in ogni caso di lei un perdente. Dovrebbe
considerare le cose con un po’ più di criterio e di umiltà, e rendersi
conto che anche lei, come tutti – anche sugli ebrei e l’antisemitismo –
ha ancora tanto da imparare.

Collettivo Universitario Autonomo –TORINO


infoaut.org

 

 

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One Response to [Fiera del Libro] Lettera aperta a Ugo Volli.

  1. giu says:

    http://sabbah.biz/…nti_Semitism_2_by_Latuff2.jpg

    ciao
    (saluto tutti quelli che mi conoscono)

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